I GIGANTI dell’ACQUA: gli acquedotti romani tra Castel Madama e Tivoli
”Gli avanzi dell’imponente acquedotto impongono veramente rispetto. Quale grande e nobile scopo è quello di abbeverare un popolo mediante un monumento così grandioso” (Goethe)
Condividiamo quanto lo scrittore tedesco annotava sul suo diario l’11 novembre 1786: ancora oggi le alte arcuazioni degli acquedotti romani emergono grandiose e imponenti, a tratti solitarie, caratterizzando il paesaggio della campagna romana.
In particolare andremo alla scoperta di ben quattro degli undici acquedotti con cui era rifornita d’acqua Roma; costruiti in un periodo compreso tra il 272 a.C. (Anio Vetus), il 144 a.C. (Aqua Marcia) e la metà del I sec.d.C. (Aqua Claudia e Anio Novus), restaurati a più riprese, essi assicuravano un notevole afflusso d’acqua a Roma, corrispondente a circa il 40% della risorsa idrica disponibile; sfruttavano le acque del fiume Aniene e le sorgenti del gruppo di Agosta.
I resti più suggestivi sono relativi all’Anio Novus che, in questa zona, si divide in 2 rami: il principale costeggia, sulla sinistra, la via moderna e si dirige verso Tivoli; il secondario devia verso sud ed oltrepassa la via per attraversare la valle dell’Empiglione e ricongiungersi presso Gericomio.
Itinerario (vedi mappa IGM con relativi numeri):
Percorsi circa 1400 m dal casello dell’A24 in direzione Tivoli – in corrispondenza del km 3.800 della via Empolitana (SP 33a) – si possono notare, su entrambi i lati, i resti della sopramenzionata diramazione dell’ Anio Novus.
In particolare, sul lato destro, (1), le arcuazioni sono in gran parte ormai coperte dalla vegetazione; si interrompono in corrispondenza della strada moderna (che segue in parte il tracciato di quella antica), e riprendono dalla parte opposta dove emergono solitarie e ben visibili (2).
Dopo averle oltrepassate si prenda la strada bianca sterrata sulla sinistra, contraddistinta da un cartello giallo recante la scritta “ANIO NOVUS Eventi”. Un piccolo parcheggio consentirà di lasciare l’automobile e proseguire a piedi.
Si incontrano dapprima tre arcate (2), con esigue porzioni del paramento originario in mattoni di epoca adrianea (II sec. d.C.), che sostengono lo speco, ben visibile, dell’acquedotto (vedi foto 1).
Proseguono verso sud, oltre un piccolo ponte moderno sul torrente Empiglione, si riconosce un tratto meglio conservato di arcate (3) costruite inizialmente in opera quadrata di tufo dell’età di Claudio (I sec.d.C.) poi rinforzate all’epoca di Adriano da una serie di archi interni in opera mista (opera laterizia e reticolata)
Tornati quindi indietro e ripresa la via Empolitana nello stesso senso, è possibile scorgere, in località Monitola, sulla destra (4) le arcate del tratto principale dell’acquedotto che si dirigeva a Tivoli; sono in parte visibili, sullo sfondo di un campo coltivato, 11 bassi archi con paramento di mattoni del III sec. d.C. che sostengono ancora lo speco.
Percorsi circa 1500 m – sempre sulla via Empolitana in direzione di Tivoli – (5), si giri in una stradina a destra il cui nome “via dei Ruderi Romani” testimonia la presenza di resti antichi (vedi Foto 2).
Quest’ultimi sono relativi alle strutture di tre acquedotti (Anio Vetus, Aqua Marcia, Anio Novus), che attraversavano paralleli il fosso.
Oggi si rintracciano quasi unicamente le alte sostrutture dell’Anio Novus, una serie di poderose arcate rivestite in mattoni di età severiana (III sec. d.C.) che accompagnavano lo speco fino sul ponte sul fosso, per una lunghezza totale di ca 275 m, a non meno di 30 m di altezza.
Attraversato lo stretto viadotto moderno sul fosso, ci si trova di fronte a quanto rimane dell’intera struttura del ponte dell’Anio Novus (6): è l’ultima arcata chiusa nel medioevo dalla porta Adriana e sovrastata, nello stesso periodo, da una piccola torre (vedi foto 3).
Alle sue spalle è visibile il più piccolo arco augusteo in conci di tufo dell’Aqua Marcia (7), unica testimonianza superstite dell’acquedotto in questo tratto.
Alla sinistra dell’arcata è riconoscibile, in sezione, il canale dell’Anio Vetus (8), costituito da pareti in opera quadrata e da una copertura a cappuccina in lastre di tufo.
Lo speco, infatti, raggiungeva la sponda occidentale del torrente e quindi piegava con un angolo ottuso verso Tivoli, passando sotto il piedritto ovest del1’arco della Marcia.
INFO
QUANDO : Domenica 29 aprile
COSTO: nessuno
INFORMAZIONI UTILI
Tipologia del luogo: #archeologia
Appuntamento : A24 – parcheggio all’uscita del casello di Castel Madama
Indirizzo: A24 – Castel Madama
Come arrivare da Roma:
in auto : Prendere l’autostrada A24 Roma- L’Aquila ed uscire al casello “Castel Madama”; quindi girare a sinistra lungo la via Empolitana SP33a in direzione di Tivoli. Percorsi circa 1.4 km dal casello, in c/o del KM 3.8 della via Empolitana SP 33a, prendere la strada bianca sterrata sulla sinistra dove è possibile lasciare l’automobile.
In treno o in pullman : sconsigliato.
Telefono: /
Tempo medio di visita completa: 2 h
Si consiglia: abbigliamento sportivo con scarponcini; è un itinerario che non presenta forti dislivelli quindi si presta ad essere percorso in bicicletta e con i bambini.
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